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  • Autore: Biancaneve
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Ilio 3: l'amica janine - Lodi Trasgressiva

Bah! Di colpo la figura di Janine mi si proietta davanti. Penso alle parole che mi ha detto Ilio sulla carica sessuale dell’amica. Devo premunirmi. Telefono ad un amico medico e lo metto al corrente del mio problema. Mi dice di passare da lui prima di recarmi all’appuntamento con Janine. Dopo tre ore sono nello studio del mio amico medico.
“Da quando mi hai detto per telefono ti aspetta un arduo compito. Soddisfare sessualmente una bella donna e restarne indenne. Tieni. Sono delle compresse che rallenteranno la tua eccitazione ma non incideranno sulle tue prestanze fisiche. Ne prendi una subito ed un’altra 15 minuti prima di unirti fisicamente a lei. Hanno una durata breve: al massimo l’effetto dura un 20 minuti. Non abusarne. Mi farai sapere del risultato”.
Lo ringrazio e vado via. Giungo davanti alla cattedrale. La sesta di seno è lì ad aspettarmi. Nonostante indossi la tuta da centauro le sue forme sono da capogiro. Mi avvicino e con fare indagatore mi guardo intorno.
“Cosa cerchi?”
“Non vedo nessun cadavere. Dalla chiesa non è uscito nessun uomo oppure ancora devono entrare?”
Janine ride.
“Cretino! Dai andiamo. Conosci un posto molto appartato dove poterci nascondere. Non mi va di andare in un albergo. Mi fa sentire una prostituta.”
“Potremmo andare nell’argoat. Conosco un posto vicino ad un piccolo fiume. È un ansa al riparo da occhi indiscreti. Lì saremo ben nascosti. Nessuno ci disturberà.”
“Dal come lo dici ci sei già stato. Bene; andiamoci. Monta sulla moto ed indicami la strada.”
Tra strade varie e piccoli sentieri dopo circa un’ora siamo sul posto. In un attimo Janine stende sull’erba il plaid estratto da una delle sacche appese alla moto. Si libera dalla tuta offrendo ai miei occhi il suo meraviglioso corpo e le sue favolose mammelle. Si lancia nelle acque del fiumiciattolo e nuota verso il centro. Si volta verso di me e mi invita a raggiungerla. Approfitto per prendere la seconda pillola. Mi spoglio e mi lancio in acqua. La raggiungo. Lei si avvicina e allunga una mano verso il mio inguine. Artiglia il cazzo e lo stringe. Il mio fallo non è duro. Il freddo dell’acqua lo ha parzialmente afflosciato.
“Credo proprio che oggi la mia sorellina ed il tuo fratellino si divertiranno molto.”
Allungo le mani e aggancio le sue tette. Sono talmente grosse che le mie mani riescono a coprirne una piccola parte.
“Janine hai delle poppe stupende. Mi auguro che mi allatterai fino a farmi ubriacare.”
“Amore ti farò ciucciare le mie mammelle da cui sei tanto attratto fino a riempirti. Vieni torniamo a riva.”
Giunti sulla terraferma la maliarda si piega sulle gambe davanti a me. Con le dita prende il mio cazzo e lo solleva. Tira giù la pelle e scopre il grosso glande.
“Ora facciamo in modo che questo ragazzino ritorni ad essere vispo e allegro. Voglio che stia su e che mostri tutto il suo splendore.”
Avvicina la bocca e avvolge il glande con le carnose labbra. Un’altra sua mano è andata a raccogliere nel suo palmo i miei testicoli. Li avvolge come se volesse proteggerli. Il pene comincia a sollevarsi ed ad indurirsi. Sotto i colpi sferzanti della lingua di Janine il cazzo si inalbera e diventa duro come fosse di pietra vulcanica. La ragazza smette per un attimo di leccarlo. Lo guarda.
“Ecco. È così che lo voglio. Bello, rigoglioso, splendente e pieno di boria.”
La punta della lingua da rapidi colpi sulla circonferenza del glande e sul frenulo provocandomi fremiti di piacere. Le mie mani sono sulla sua testa e cercano di tenerla ferma. Un irrefrenabile impulso di chiavarla nel cavo orale mi assale. In un primo momento lei me lo permette poi capisce che il gioco le sfugge; non è più lei a condurlo ed allora mi da un morso strappandomi un grido di dolore ed interrompe la mia azione. Dilata le labbra e il cazzo entra nella sua calda bocca. L’alito caldo che le sale dai polmoni investe il glande che le è quasi in gola. La sua lingua lo avviluppa e lo schiaccia contro il suo palato. Un mugugno le esce dalla bocca. Muove le labbra come se stesse masticando. Lentamente ritrae la testa favorendo la fuoriuscita del cazzo dalla sua bocca e prima che anche il glande venga liberato avvicina di nuovo la testa al mio pube in modo che il pene affondi nella sua cavità orale. È un lento e laborioso pompino quello che mi sta facendo. Ogni muscolo del mio corpo è in tensione. La mano che avvolge i testicoli allenta la pressione. Sono oramai trascorsi diversi minuti da quando Janine ha incominciato a pompare la sua bocca sul mio cazzo. L’effetto della pillola credo sia giunto al termine. Fatto sta che non riesco più a trattenermi. Sento il mio piacere salire lungo il condotto uretrale e come la lava fuoriesce dalla bocca del vulcano cosi il mio sperma viene proiettato, attraverso il meato, direttamente nella gola di Janine. I fiotti di denso sperma che espello sono numerosi. La succhiatrice accompagna la discesa del mio sperma nella sua gola con mugugni di soddisfazione. Per tutta la durata di quel meraviglioso atto i suoi occhi non si staccano dai miei. Alla fine si solleva e mi circonda il torace con le sue braccia facendo schiacciare le sue grosse tette contro il mio petto. Poggia le sue labbra sulle mie e mi schiocca un sonoro bacio.
“Grazie per avermi fatto bere il tuo nettare. Ha un buon sapore.”
Sono ancora frastornato per accorgermi che siamo giunti sul plaid e distesi su di esso. Un rumore di rami smossi ci fa mettere seduti. Una mucca di colore marrone esce dal bosco e fa il suo ingresso nel teatro. Ha le mammelle gonfie di latte.
“Benvenuta Janine. Vedo che sei piena di latte. Ne daresti anche a me.”
“Stronzo! Ti sembra bello paragonarmi ad una mucca?”
“Janine, non ti offendere. Tu con le mammelle che ti ritrovi sei una mucca con le sembianze di donna. Dai mettiti carponi. Io sarò il tuo vitellino che succhierà le tue mammelle.”
Lei prima mi guarda con uno strano cipiglio negli occhi poi si mette in ginocchio piegandosi in avanti e poggia le mani sul plaid. Le sue mammelle pendono come quelle della mucca. Annebbiato da quella vista mi precipito sotto di lei e allungo le mani verso le grosse tette. Ne afferro una e la guido verso la mia bocca. Lascio che il grosso e duro capezzolo sfiori, per un po’, le mie labbra. Poi le apro e permetto che scivoli nella mia bocca. Le labbra si chiudono sul capezzolo e lo imprigionano. Incomincio a succhiare. Janine poggia la testa sulla mia pancia ed allunga le braccia verticalmente alla sua testa. Le sue mani incontrano il mio pene. Lo circonda con entrambe le mani e lo stringe. Un'altra mia mano ha agganciato l’altra mammella e le dita stanno giocando con il capezzolo rimasto libero dalla mia bocca. Dio! Non ci posso credere. Sto succhiando da una mammella che è stata per anni l’incubo dei miei sogni notturni. Ho sempre desiderato farmi nutrire da un seno così grosso. Eppure non ricordo che mia madre avesse mammelle cosi grosse. Tra l’altro è ancora viva. Intanto le mani di Janine hanno risvegliato il mio cazzo che è di nuovo dritto e impennato come l’albero maestro di una nave. La sua voce mi giunge all’orecchio.
“È inutile che ti accanisci contro le mie tette. Da lì latte non ne esce. Ho un’altra fonte da cui puoi dissetarti e nutrirti. Ti assicuro che quello che uscirà da lei ti piacerà cosi come fosse latte.”
Sottrae il capezzolo dalla mia bocca e struscia il suo corpo sul mio. Con la testa raggiunge il mio cazzo e comincia a lavorarlo con la bocca. Intanto la mia testa si trova imprigionata fra le sue cosce e la sua polposa vagina, completamente depilata, è schiacciata sul mio viso. Un apocalittico 69 ha inizio. Ecco la fonte di cui parla. Incomincio prima con lo baciarla e poi faccio entrare in azione la mia lingua. Prima lecco le grandi labbra. La mia lingua è come una pennello che scorre su questa grossa collinetta attraversata verticalmente da una fenditura che la divide in due. Pochi cm più su uno scuro e grinzoso fiorellino fa bella mostra di se. Al centro ha un buchetto che attira la mia bocca. È il buco del suo culo. Mi ci avvento e lo picchietto con la punta della lingua. Janine ha una contrazione anale.
“Sì! Mio giovane torello. Continua così. Dai affonda la tua lingua nel mio buchetto. Leccalo. Dio, com’è bello sentire la tua lingua che lecca il mio buco del culo.”
Incoraggiato dalle sue parole intensifico l’azione della mia lingua sul suo forellino anale. Con le dita della mano aggancio il suo clitoride che è bello duro e pronunciato. Ha le dimensioni di un piccolo cazzo. Le faccio una sega. La vacca muggisce in continuazione. Il trattamento la sta coinvolgendo. Un grido annuncia il raggiungimento di un suo primo orgasmo. Veloce sposto la bocca sulla sua vagina e mi preparo a raccogliere il frutto del mio lavoro sul buco del suo culo. Dall’uretra vedo sgorgare un fiotto di bianco sperma. Mi precipito a lapparlo ed ad ingoiarlo. Al primo ne seguono altri che mi premunisco di non lasciarli disperdere. Li lecco e li ingoio tutti. È come ha detto. È squisito anche se un pò acidulo. Continuo la mia azione. Con le labbra aggancio le piccole labbra di questa polposa vagina e le mordo. Le succhio. Lei guaisce. Le stuzzico con la punta della lingua. Le mie dita non smettono di giocare con il suo clitoride. Raggiunge un altro orgasmo. Altro miele si riversa nella mia insaziabile bocca. La mia lingua si inoltra, per quanto è possibile, nell’orifizio vaginale leccando le sue pareti intrise di secrezioni vaginali. Il suo bacino si abbassa verso il mio viso. La sua vagina preme contro la mia bocca. Oramai sono alla frutta. Sposto la mia attenzione sul turgido clitoride. Le mie labbra lo accolgono fra di esse. La lingua comincia a titillarlo. Lo succhio. Do inizio ad una violenta suzione di quell’organo sessuale dispensatore di piacere. Gli pratico un pompino. Janine apprezza il trattamento e me lo fa capire lanciando forti e prolungati ululati. Un terzo orgasmo la colpisce. Questa volta deve essere molto forte perché il suo corpo ha violenti scosse. La sua uretra sembra essere la bocca di un vulcano che erutta magma incandescente con la differenza che quello che esce e dolce e squisito sperma che non mi faccio certo scappare. La mia lingua lappa e convoglia nella mia bocca il nettare che cola abbondante dalla vagina di Janine. Non le do il tempo di riprendersi. Con agilità e velocità sfilo il mio corpo da sotto al suo e mi porto dietro di lei. Fletto le ginocchia e indirizzo il glande verso la sua vagina. Do una lieve spinta ed il cazzo si trova, favorito dagli umori che ne hanno reso lisce le pareti, a scivolare dentro la fica della giovenca che è sotto di me. Janine aziona i muscoli vaginali li stringe intorno al mio cazzo. Mi stendo sul suo corpo e con le mani mi ancoro alle favolose tette. Ho la bocca vicino al suo orecchio.
“Janine; sei bella e ti amo. Non ho mai avuto una donna come te”.
Lei non mi risponde. È tutta presa dal piacere che pervade il suo corpo febbricitante. Comincio a chiavarla. Prima lentamente e poi con sempre più velocità. Stantuffo con vigore il mio cazzo nell’oscuro antro che si trova fra le gambe della mia partner. Ad ogni affondo un gemito le esce dalla bocca. La palpazione delle grosse tette trasmette, attraverso le mani, un piacere indefinibile al mio corpo. Come vorrei che avesse latte da farmi bere. Sto per godere. Glielo dico. Lei mi invita a scaricare il mio piacere nel suo ventre. Non mi trattengo. Attraverso l’uretra sparo potenti bordate di copioso e cremoso sperma nella meravigliosa vagina della centaura. Quando lo sperma si esaurisce sfilo il cazzo dalla fica della mia amante e mi abbatto sul plaid. Janine resta ferma nella posizione in cui l’ho chiavata. Passa mezz’ora e dal bosco un toro irrompe nello spazio erboso e si avvicina alla mucca che sta pascolando. Un cazzo enorme gli pende sotto la pancia. Janine lo guarda affascinata.
“In questo momento vorrei essere una mucca per farmi penetrare da quella fantastica bestia.”
Il toro annusa la grossa figa della vacca. Si solleva sulle gambe posteriori e poggia le zampe anteriori sulla schiena della partner. Il suo enorme cazzo trova la strada e sparisce del tutto nella figa della vacca.
“Serghei? Mio focoso torello. Hai visto? Dai. Imita la bestia. Prendimi come il toro prende la sua compagna.” Non ho bisogno di ulteriori incitamenti. Il mio cazzo è già affondato nella vagina della motociclista. La scena a cui assistiamo scatena i nostri istinti bestiali. La chiavo con violenza.
“Oh! Sì! Sono la tua vacca. Spingi più forte. Fammi male. Spaccami la figa.”
Tale è la forza che impiego per chiavarla che più volte il glande urta contro il suo utero strappandole grida di dolore. Sento il suo corpo vibrare. Sta per raggiungere l’orgasmo che si rivela sconvolgente. Dopo una serie di contrazioni vaginali lancia un urlo liberatorio e viene. Anch’io godo e scarico nel suo ventre il mio sperma. Lei sviene e si abbatte sul plaid. Io le rovino sopra. Diversi minuti trascorrono prima di riprendermi del tutto. Dio! Che chiavata. Mi soffermo a guardare il corpo nudo della ragazza che mi ha dato quell’enorme piacere. E’ una donna di rara bellezza. Quello che mi attira di più è il suo seno. E’ una bellezza diversa da quella di Ilio. Mia nipote ha un corpo più minuto e le tette sono sì più piccole ma sono due perfette colline con sopra due grosse ciliege. Quando mi permetterà di succhiarle toccherò il cielo. Un lamento mi dice che Janine sta tornando in se.
“Cosa è successo?”
“Sei svenuta.”
“Ma va? Ricordo che stavi dietro di me e mi stavi fottendo come un invasato e poi più nulla.”
“È vero. Ad certo punto hai stretto i muscoli vaginali intorno al mio cazzo, hai lanciato un grido e sei svenuta.”
“Così è andata. È la prima volta che mi capita una cosa del genere. Hai per caso usato qualche droga?”
“No! Ho solo stantuffato il mio cazzo nella tua vagina. Ti ho sbattuta con un certo vigore. Mi imploravi di non smettere. Infine hai perso conoscenza.”
“Oh! Dio. Tua nipote sarà felicissima quando lo racconterai. Avevo scommesso con lei che ti avrei distrutto. Invece è accaduto il contrario. Sei stato bravo. Hai avuto una buona maestra.”
“Ad Ilio non racconterò niente. Non mi crederebbe. Direbbe che lo dico per vantarmi. Dovrai essere tu a dirgli del tuo svenimento. Sì! La donna che mi ha iniziato ai piaceri dell’amore è una stupenda femmina. Ti direi una bugia se ti dicessi che non voglio più vederla. Vorrei che in questo momento fosse qui insieme a noi per farle vedere che i suoi insegnamenti non sono stati vani. Sono sicuro che anche tu ti innamoreresti di lei.”
“È talmente bella?”
“Si!.”
“Più di tua nipote?”
“È diversa. È di una bellezza celestiale.”
“Ma per te le donne sono tutte belle?”
“Se ti riferisci ad Ilio ed a te ti rispondo subito. Si, siete entrambe belle. Diverse ma belle.”
“E le altre donne di casa Ilio? La tua ex moglie, tua suocera e la madre di tua nipote: anche loro sono belle?” “Si. Vorrei che tutte voi verreste a vivere con me.”
“Vuoi crearti un harem. Noi dovremmo essere quelle che, a turno, verrebbero ad allietare le tue notti? Hai una bella pretesa. Per quanto mi riguarda non penso proprio di fermarmi. Non mi ci vedo a fare da scaldaletto.”
La discussione finisce lì. Ci stendiamo sul plaid l’uno al fianco dell’altra e ci appisoliamo. Dopo circa un’ora la mano di Janine sta giocando con il mio cazzo. Apro gli occhi e giro la testa verso di lei. Sta sorridendo. “Ho ancora voglia di te.”
Lo ha sussurrato. Resto immobile. Con i suoi occhi fissi nei miei continua a carezzare il mio pene che non resta insensibile. Infatti si sta lentamente ergendo e indurendo. Quando lei è convinta che è giunto il momento mi scavalca con una gamba e guida il fallo verso l’entrata del’orifizio vaginale nascosto fra le grandi labbra. Si fa penetrare e poi si abbandona sul mio corpo. Le sue labbra sono sulle mie. La sua lingua guizza nella mia bocca. La mia lingua avviluppa la sua. È un bacio carico d’amore quello che ci stiamo dando. Poi si solleva; poggia le mani sul mio petto e comincia a cavalcarmi. Le sue mammelle sobbalzano in continuazione. Sembrano due campane che suonano a festa. La cavalcata diventa galoppo. Si sta chiavando da sola. Giunge alla fine della corsa. Scuote il suo corpo. Lancia un grido e viene. Da parte mia scarico ancora una volta i miei spermatozoi nel suo orifizio vaginale. Il mio sperma ed i suoi umori si fondono dando vita ad un lago. Che pomeriggio. Per ben tre volte sono stato dentro il corpo di Janine ed ho goduto scaricando il mio amore nel suo ventre. La sua bocca ha giocato con il mio cazzo e la mia lingua ha saggiato le delizie che si annidano fra le sue gambe e fra le sue natiche. È tempo di rientrare. Ci alziamo e ci vestiamo. Prima di montare in moto lei mi da ancora un bacio.
“Serghei, ti amo.”
Giungiamo a casa che è già scuro. Appena dentro Janine si dirige di corsa nella sua camera. Ilio mi viene incontro.
“Allora? Com’è andata?”
“Perché non lo chiedi a lei?”
“È quello che farò.”
Si allontana nella direzione della camera di Janine.

continua

P.S. Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone viventi è puramente casuale.

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